mercoledì, aprile 04, 2007


Sono uno dei 26.912 i quali hanno dato il voto alle primarie a Ivan Scalfarotto. Ora,lui entra nei Ds e questa scelta investe direttamente uno dei punti chiave della politica. Cambiare da dentro o abbattere la classe dirigente per poi tentare una rifondazione ex novo?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma allora Scalfarotto l'ha votato qualcuno davvero.
Scalfarotto entra nei DS? Mi sembra che piuttosto entri nel costituendo PD. E' evidente come questa proposta di nuovo carrozzone assistenzialista, modello ben interpretato specialmente in Toscana dai DS, faccia gola un pò a tutti, con la speranza che ci sia uno spicchio di orticello per ognuno è dilagante.
Cambiare da dentro o abbattere la classe dirigente per poi tentare una rifondazione ex novo? Per quanto mi riguarda cambiare da dentro è impossibile, se non con il mitra. Piuttosto, sarebbe il caso di abbattere la classe dirigente con un nuovo partito composto da facce nuove, giovani, e ripeto giovani (come anche lo stesso Scalfarotto), che prenda le distanze dal resto dell'asse politico e sia in grado di dare risposte vere ai problemi concreti della gente, a prescindere dai rapporti con gli altri partiti. Anche con posizioni forti e insindacabili, specialmente per quanto riguarda i doveri dei cittadini, ben prima dei diritti. Comunque, io sto con Amato ('non ci si può illudere di fare politica con il 2%'), ma credo che sarebbe ora di studiare un sistema elettorale in grado di effettuare una 'selezione naturale' tra i partiti che devono essere rappresentati, oltreché ridiscutere costi e forme della politica.

vittorio ha detto...

ohh che bello il mio voto alle primarie contro i mulini a vento..
che bei ricordi

marco ha detto...

Grazie per l'attenzione! Caruso, nel piccolo si potrebbe anche fare no? Il punto che forse non ho affrontato bene è che credo che ci sia bisogno di una rifondazione della politica. Forse è arrivato il momento di considerare gli attori che fanno politica senza essere politici? Senza falsi entusiasmi per la società civile, ma dovremmo prendere in seria considerazione queste forme del politico no?

Anonimo ha detto...

Non è necessario, ma doveroso, tenere in considerazione il c.d. 'terzo settore', ovvero quella politica diffusa fatta al di fuori dei partiti. E' solo grazie a ciò, alla funzione sussidiaria dell'associazionismo che per fortuna ha spesso supplito alle frequenti falle della politica, a mio avviso, che lo scadimento della politica non si è ancora manifestato nella sua reale desolazione. Ma è anche vero che talvolta la confluenza di tali realtà della società civile nella sfera politica ha comportato la fine delle stesse. Dunque, è doveroso tener conto degli attori che fanno politica senza essere politici - anche se tutto è politica, quando interessa la cittadinanza - ma credo che sia necessario tenere le due sfere separate. Coordinazione-collaborazione, quindi, tra le due cose, ma mai commistione.
Sicuramente, per intraprendere una strada simile, almeno per ciò che ci riguarda, occorre partire dal locale, e sono convinto che per come stanno le cose tra le due lagune ci sarebbe ampio margine di discussione e di adesione. Io, da parte mia, devo dire a chiare lettere che non ho fatto niente in tal senso, vuoi per motivi contingenti, vuoi per idee che altro non sono diventate. Ma la tentazione è forte, anche se non abbastanza da andare oltre l'autoscetticismo circa la reale giustezza e utilità di ciò che si pensa di poter fare per gli altri e il bene comune.
Comquneu, voglio ribadire ancora una volta che una vera rifondazione della politica è possibile solo al di fuori degli attuali schieramenti partitici. Basta con l'esasperazione destra-sinistra: tutti siamo di sinistra, se ci riferiamo alla giustizia e all'equità sociale, e di destra, se ci inseriamo in un quadro meritocratico che esula dal cieco garantismo relativista. Ma non fraintendetemi: il centro di Casini e Mastella, per dirne due di cento, lo lascio a loro.