mercoledì, agosto 22, 2007

godimenti


Quanto godo quando il "calabrone Manifesto" si scaglia contro la corrazzata Corriere!

1 commento:

vittorio ha detto...

Tanto per cominciare è inevitabile che Pietro Ichino, con una lunga carriera sindacale alle spalle e ciononostante - a mio avviso - con gli occhi ben aperti, indichi spesso alcuni sindacati come socialmente conservatori. D'altronde non può essere altrimenti, visto che gli iscritti ai maggiori sindacati italiani sono in media per il 50% pensionati e nel caso della CGIL tale percentuale sale al 55% (dato 2004, fonte: http://online.cisl.it/e-book/I02E4C6DF.0/sos32005.pdf).

Ma soprattutto salta agli occhi come l'articolo del Manifesto va totalmente fuori tema, non entrando nel merito (che caso!) dell'osservazione mossa da Ichino come da tanti altri, ovvero che «l'aumento del lavoro precario non è causato né dalla legge Biagi né dalla legge Treu del 1997» e che è stata la legge Biagi semmai ad introdurre meccanismi limitativi agli abusi compiuti sulla base della Treu (vedere ad esempio il ben noto caso dei lavoratori dei call center di cui si è occupato il ministro Damiano).

Carlini poi dichiara (o dovrei dire "dichiarano", vista che parla di sé in prima plurale?) la propria disconnessione dalla logica affermando quanto segue:
«Se fosse vera la tesi di Ichino che è la capacità di "saltare sull’autobus dell’innovazione" a generare le disuguaglianze, non si capisce perché i giovani, di solito vivaci e tecnologici, debbano essere pagati di meno e così precariamente.»
Faccio pure passare il luogo comune su sti gggiovani (che sarebbero notoriamente tutti uguali spiaccicati), tanto per semplificare il discorso. Ebbene, qui si ritorna proprio al primo paragrafo di questa mia risposta: la colpa è di chi dovrebbe tutelarli ma invece li lascia sfruttare affinché si possano pagare le pensioni ai baby pensionati (penso infatti alla recente riforma che pur di fissare l'età dei 58 anni ha previsto un aumento dei prelievi contributivi anche a quei giovani precari che già ora tirano a campare).

In conclusione Carlini non comprende che il lavoro precario esiste a prescindere dalla sua ideologia. E che se non ci fosse sarebbe peggio, xké chi oggi viene assunto a tempo determinato sarebbe altrimenti impiegato in nero, con molte meno granzie e con conseguente evasione fiscale.
Questo credo sia semplicemente realismo, i problemi non si possono affrontare dogmaticamente sognando un mondo di soli lavori a tempo indeterminato.