domenica, gennaio 21, 2007

grandi opere


Ho fatto una bellissima escursione nella riserva della "diaccia botrona". Quella che si vede nella foto è la "casa Ximenes", da dove il grande matematico fiorentino studiava il sistema migliore per effettuare la maestosa "riduzione fisica" della palude di Castiglione della Pescaia, focolaio malarico senza paragoni.
Sarebbe l'ora di riflettere approfonditamente e senza pregiudizi sulle opere di bonifica e sulle "grandi opere" in generale. Una riflessione proiettata nella contemporaneità, che aiuti anche la discussione sulle scelte infrastrutturali da intraprendere.
Il mio pensiero è controverso. Concordo completamente con lo storico P.Bevilacqua quando ci ammonisce nel ripensare a "visioni nostalgiche del passato". Però non possiamo neanche non dare voce a chi lamenta una "distruzione indiscriminata e eccessiva delle ultime aree umide. Distruzione che ha condotto alla contemporanea scomparsa di zone assai importanti come regolatori idraulici di interi bacini".
Cioè: nessuno nega l'importanza delle opere per il miglioramento dello stato presente. Il punto è capire qual'è la "ratio" dell'opera stessa. Si è fatta una valutazione di impatto ambientale neutra? si è pensato a quella che il più importante storico moderno Braudel chiamava "infraeconomia"? Abbiamo adeguatamente riflettuto sulla vera vocazione del luogo? Riportiamo queste domande al dibattito odierno sulle grandi opere e vediamo...

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